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Il primo imbarco (di Ulisse)

by Vela Pratica

Il primo imbarco (di Ulisse)Ulisse trascorreva l’estate in Calabria e di mattina si recava al porto di Cirò in bicicletta; ci andava per pescare, ma comprava l’esca dai vecchietti pescatori e suggellava l’affare e la socializzazione offrendo un caffè. Riceveva infatti la comanda: “vai al bar, ci devi tre caffè!”. Lanciavano dalla barca sulla banchina tre pesci azzurri! La pesca portava al nulla visto “l’abilità” del pescatore, ma al villaggio a Torre Melissa si sentiva dire: “complimenti per i tre pesci, che esca hai usato?” “Caffè”, era la risposta.
Una di quelle mattine passate al porto, vedette una barca strana, sembrava una portaerei con un signore in pozzetto che si faceva la barba. Lasciò la bici e andò a “taccare” bottone.
– È autocostruita?
– Sì, ma da Ernesto Tross, vuoi salire? Te la faccio vedere!
Damiano era andato in pensione 6 mesi prima e volendo fare il giro del mondo aveva fatto l’acquisto di questa barca inaffondabile (lo era anche il Titanic!) tutta in alluminio.
Ernesto ha scritto 2 libri su questa barca, “Orso Grigio”; personaggio giramondo, artista di finestre colorate, aveva studiato per la realizzazione di “Orso Grigio” una barca in cui la sicurezza fosse al primo posto. Per chi naviga non ha importanza il tempo che impiega, ma importa arrivare alla meta. Quindi senza chiglia, con deriva mobile integrale, senza tuga con bitte super rinforzate (casomai un rimorchiatore dovesse disincagliare). La prua tronca per facilitare il salto in banchina, lamiera mandorlata antiscivolo sul ponte, ingresso della cabina con cupola in plexiglas per governare stando sulla scaletta senza bagnarsi e poi ancora due boma corti a ponte per non sbattere la testa, randa steccata da catamarano ingarrociata su un paterazzo verticale distante dall’albero per evitare le turbolenze (albero inclinato verso poppa), sartie in acciaio zincato di sezione più grande rispetto l’inox, ma molto meno costose, grande fiocco, scafo spigolato per ridurre lo scarrocciamento.
Damiano descriveva la sua barca come si parla di un’amante che ti prende nella carne e non nella ragione. Ulisse si specchiava in lui, pensando un possibile imbarco. Offrì quindi la sua amicizia e la possibilità di cenare insieme a Rocca di Neto. Bisognava avere un’auto a disposizione che non c’era. Tommaso, vicino d’alloggio, la prestò così cenarono assieme e alla conclusione Ulisse richiese la possibilità di passare qualche giorno assieme offrendosi in cambio per un mini corso di apnea! Damiano se l’aspettava e accettò – ti telefonerò io quando potrò ospitarti! – Athena s’era mossa per aiutarlo, i fili che muovono gli Dei sono invisibili e misteriosi!
Un mese dopo era a Roccella Ionica su “Orso Grigio”. La prima notte passò insonne per l’emozione, e il mattino alle 6 era già in piedi. Trovò un personaggio che raccontava di rapporti a tre con una coppia dalle perversioni pazzesche conosciuta lì (veniva da chiedersi se li trovasse tutti lui, a Crotone un mese prima gli avevano offerto incontri ravvicinati di primo tipo). Comunque, dopo aver fatto colazione con l’armatore uscirono alle 11 del mattino con una leggera brezza. La meta era Capo Spartivento, comportava che la rotta più breve facesse flottare la randa, ma a Damiano andava bene così. Ulisse alla barra virava leggermente verso la costa per far tendere la randa al massimo, ma era continuamente ripreso dall’amico: ”vira verso il largo così si va a riva”. Ma Ulisse aveva capito tanti anni prima che avrebbe ugualmente raggiunto la meta bordeggiando, e con rendimento superiore. Il navigare è un istinto naturale, lo senti dentro, non hai bisogno d’istruttori. Lo so che può sembrare superbia, ma la dimostrazione è nei fatti.
Si alternavano le uscite in barca a esercizi di apnea con risultati sorprendenti, l’allievo imparava bene! Furono giornate belle, alla sera si andava in un ristorante in collina, ottima cucina prezzi buoni e una cameriera dalla bellezza selvaggia (discendenza saracena?). Ulisse si sentiva in paradiso e forse lo stato eccitativo lo portava a essere logorroico, ma Damiano sopportava. Arrivò l’ultima sera (si doveva passare la notte in mare per aspettare l’alba), il vento di tramontana gonfiava il mare, quindi la decisione di rinunciare all’uscita, ma dopo varie insistenze Damiano cedette. Uscirono dal porto direzione Capo Spartivento, il mare alzava con l’onda la poppa, Ulisse ebbe subito la sensazione che forse aveva osato troppo, ma prendendo a prestito una frase dello scalatore G. Gervasutti e modificandola dalla montagna al mare si potrebbe dire: “E l’ebbrezza di quell’ora passata in mare isolato dal mondo, nella gloria delle onde potrebbe essere sufficiente a giustificare qualunque follia!” Ulisse capì che per governare l’Orso Grigio in quelle condizioni avrebbe dovuto tener presente l’angolo dell’asse longitudinale della barca rispetto la linea dell’onda, al fine di ottenere il superamento dell’onda senza subire lo scarroccio, è così fu! Anni di windsurf erano serviti! Wow! Damiano, dal canto suo, aveva dato piena fiducia ed era sceso in cabina a dormire, quando risalì sul pozzetto si stupì del percorso fatto dalla barca, ma col vento che tirava anche una barca pesante “fila ch’é un piacere”. A questo punto Damiano prendeva il governo della barra, virava verso riva accendendo il fuoribordo, e ritornati alla diga foranea riprendeva il largo spegnendo il motore dato che il vento si era calmato. Gireranno in lungo e in largo aspettando l’alba per provare quelle emozioni che non si possono descrivere, ma solo viverle.
Anni prima Ulisse era solito fare un giro in bicicletta in Corsica col figlio e altri ragazzi, ma arrivati all’ultimo giorno, prima di rientrare da “Ile Rousse”, obbligava la levataccia per aspettare il sorgere del sole all’orizzonte e per far provare emozioni che le nuove generazioni non avevano provato.
Questa società basata sul successo, denaro e apparire, ha perso i valori che ti danno la forza di reagire alle mazzate che immancabilmente arrivano: bisogna temprare non solo il fisico ma sopratutto la mente, il cuore, il carattere. Ulisse sulla Granta Parey, scalinando una parete verticale di verglas in libera pensava: “il titolare dell’ufficio tecnico pensa di spaventarmi col licenziamento per ottenere il pieno dominio, ma non sa che quando si rischia la vita alla domenica, il lunedì non si ha più paura neanche dei leoni!”

Franco

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